jueves, 25 de noviembre de 2010

Milano: città di Italia o città del mondo?

Capace di disegnare il futuro; di elaborare nuove idee, con vocazione internazionale, di ricerca, di creatività, di cultura... Sono solamente alcuni delle frasi che oggi hanno difeso la proposta di Milano per organizzare l'Esposizione Universale del 2015.
È posibile che a Parigi questo argomento convinca (infatti il progetto continua avanti dopo l'approvazione dell'asamblea Generale del Bureau des Expositions) ma non è così securo che i milanesi siano d'accordo. Nei giorni scorsi abbiamo visto come la costruzione di una torre de luce vicino il Duomo ha provocato comenti e reazioni di tutto tipo. La polemiche gira anche in torno la prossima inaugurazione del Museo del Noveccento, che condivide spazio nelli quotidiani della città con la apertura di GAP e la non meno aspetata Banana Republic.

E suficciente fare un giro per la strada per vedere che i obbietivi delle camere dei turisti sono abbastanza interesatti già a Monte Napoleone, già al Corso di Vittorio Emanuelle. Con doganali più europei che italiane, le due aeroporti della città rivalano per un trafico aereo dominato per il low cost, che cerca viaggi di andata e ritorno che permetteno ritornare a casa con sachetti che dimostrano la condizione milanesi del consumo, e che hanno diventato la città come la più cara del mondo, ancora più che Parigi, che perderà presto il suo titolo di regina della moda.

Tutti questi dati provocano una reflessione necesaria. Cosa possiamo potenciare per non perdere peso culturale, o cosa possiamo fare per accetare nuovi reclami. Potenziare la difference. In ogni caso serrà un percorso che quelli que compongono questa città devono svelare per vivere alla vanguardia in un paese inevitabilmente legato alla idiosincrasia della sua Storia e qui è diventata come l'odore di biscotti caseri in una cucina industriale. Strano, fuori luogo.